Andezeno

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Cenni storici

Già in epoca romana, e forse preromana, erano presenti nuclei abitativi. L’ipotesi è confermata da scavi casuali che hanno portato alla luce sulle colline di Andio, di San Giorgio e nella pianura verso Chieri numerosi cocci di materiale litico, vasellame di diversi tipi, una tegola con bollo di fornace, alcuni fondi di vasi cinerari e due monete.
Nei muri della piccola chiesa di San Giorgio al Cimitero sono inseriti frammenti di lapidi marmoree e laterizi romani. Sul territorio inoltre sono individuabili tracce dell’antica centuriazione chierese “Antica, Carream o Carreum Potentia”.
La prima memoria scritta del paese risale al 992; è contenuta in un diploma dell’imperatore Ottone III di conferma ai Monaci dell’Abbazia di Breme, già della Novalesa, di molti possessi tra cui Andesellum. All’inizio del Medio Evo il territorio era organizzato principalmente in Celle Monastiche ecclesiastici dipendenti: dall’abbazia di Breme, dall’abbazia di Nonantola, dal Capitolo dei Canonici di Torino, dall’Abbazia di Fruttuaria di San Benigno Canavese e da nobili e “liberti” locali.
Nel 1234 i Conti di Biandrate di San Giorgio, già possessori del vicino castello di Cesole, alleati del Marchese di Monferrato, divennero signori anche in Andezeno, ma la loro signoria, in contrasto con gli interessi e le ambizioni del libero Comune di Chieri, li portò alla guerra nel 1253.
Dopo numerosi conflitti grandi e piccoli durati anni, nel 1260 venne fatta la pace, detta in castro Andexelli.
Nel 1290 i Biandrate persero interesse per il luogo e si rassegnarono a venderlo ai Chieresi per 2.000 lire astensi; nel dicembre di quell’anno 115 capi-famiglia giurarono fedeltà a Chieri. In seguito il luogo fece parte del libero Comune di Chieri e del suo dominio, pur godendo di una certa autonomia amministrativa con un proprio consiglio e un podestà. Seguì le vicende di Chieri e nel 1347 prestò dedizione al casato di Savoia.
Nel dicembre del 1543 venne totalmente distrutto dall’esercito spagnolo nell’intento di cacciare l’esercito francese che aveva occupato il luogo e minacciava Chieri.
Con diploma di Carlo III di Savoia, nell’aprile del 1545 venne infeudato ai suoi cittadini con il diritto di ricostruzione del luogo e di ogni altro loro avere.
Nel 1619 fu investito con titolo comitale al chierese Giovanni Battista Gabaleone.
Successivamente vantarono diritti feudali per la riscossione del “tasso” i Conti Balbiano e altri nobili locali.
Con l’occupazione napoleonica venne inserito nel dipartimento del Po e fece parte del distretto di Riva presso Chieri fino all’unità d’Italia.

Cos’è Pistaaa?

Prima di introdurre i contenuti e gli obiettivi del progetto PISTAAA: La Blue Way Piemontese si ritiene necessario fornire un approfondimento del contesto che che prevede la ri-valorizzazione e tutela di un territorio periferico/rurale al di la’ della collina torinese, attraverso la realizzazione di un tracciato ciclopedonale tra sentieri e strade bianche, congiungendo tratti di pista gia’ esistenti e creando dove necessario piccoli nuovi collegamenti. L’utilizzo delle strade bianche e di quelle dove la viabilita’ carrabile e’ ridotta, sia in fatto di numeri che in velocita’, permettera’ di dare spazio e rilevanza a quelle strade che oggi sono poco utilizzate e valorizzare il paesaggio naturale, architettonico e culturale circostante. L’idea della ciclovia, e’ nata su iniziativa dell’ Associazione CioCheVale, con l’ambizione di incentivare il cicloturismo, ma soprattutto diventare uno strumento di sviluppo del territorio, attraverso il coinvolgimento e la sensibilizzazione delle Istituzioni, Associazioni, e stakeholder locali.

Il Terzo Paradiso

Il Terzo Paradiso e’ un segno/simbolo ideato da Michelangelo Pistoletto che inscrive nel simbolo dell’infinito un cerchio, evocativo a sua volta dei cicli della rigenerazione della materia e della circolarita’ del tempo. Il Terzo Paradiso e’ la fusione fra il primo e il secondo paradiso. Il primo e’ quello in cui gli esseri umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo e’ il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana, fino alle dimensioni globali raggiunte oggi con la scienza e la tecnologia. Questo paradiso e’ fatto di bisogni artificiali, di prodotti artificiali, di comodita’ artificiali, di piaceri artificiali e di ogni altro genere di artificio. Si e’ formato un vero e proprio mondo artificiale che, con progressione esponenziale, ingenera, parallelamente agli effetti benefici, processi irreversibili di degrado e consunzione del mondo naturale. Il Terzo Paradiso e’ la terza fase dell’umanita’, che si realizza nella connessione equilibrata tra l’artificio e la natura. Terzo Paradiso significa il passaggio a uno stadio inedito della civilta’ planetaria, indispensabile per assicurare al genere umano la propria sopravvivenza. A tale fine occorre innanzi tutto ri-formare i principi e i comportamenti etici che guidano la vita comune. Il Terzo Paradiso e’ il grande mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilita’nella visione globale. Il termine paradiso deriva dall’antica lingua persiana e significa “giardino protetto”. Noi siamo i giardinieri che devono proteggere questo pianeta e curare la societa’ umana che lo abita. Questo non puo’ che realizzarsi attraverso un passaggio evolutivo nel quale l’intelligenza umana trova i modi per convivere con l’intelligenza della natura. Il Terzo Paradiso e’ il nuovo mito che porta ognuno ad assumere una personale responsabilita’ in questo passaggio epocale (..)
Michelangelo Pistoletto